La tutela della professionalità involge un duplice profilo: da un lato la necessità di salvaguardare l’aspetto oggettivo della stessa professionalità, di modo che il mutamento delle mansioni non determini un impoverimento delle capacità di lavoro o un mancato accrescimento di competenze, con conseguente perdita di chances in sede di ricerca di nuove occupazioni; dall’altro lato l’esigenza di tutelare sotto il profilo soggettivo la dignità dell’essere umano e del lavoratore la cui lesione può comportare sofferenze di vario genere, un pregiudizio sul piano psico – fisico ed effetti negativi nell’ambito delle relazioni interpersonali sia nell’ambiente lavorativo, sia all’esterno
(Trib. Monza 23/7/2009 in D&L 2009, 697)